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FINDING#2: Nelle aziende italiane c’e’ ancora molto analfabetismo. Emotivo.

Nel primo articolo (che potete leggere QUI) abbiamo evidenziato come i Leader delle imprese intervistate abbiano riconosciuto l’importanza della sfera emotiva nelle organizzazioni.

La RICERCA che abbiamo condotto si è svolta in un periodo delicato come quello da crisi legata al COVID-19, in un momento storico in cui certe emozioni – quelle generalmente viste come “negative”– sono emerse con prepotenza e sono quindi risultate più riconoscibili.

Davanti alla crisi ognuno ha reagito in modo diverso. Ma nella nostra ricerca, condotta su un panel di 40 Leader appartenenti ad aziende di successo*, abbiamo identificato alcuni tratti comuni.
*Le aziende intervistate dovevano rispettare una serie di requisiti che le potessero classificare come “di successo”

ANALFABETISMO EMOTIVO: COSA VUOL DIRE
Durante le interviste abbiamo notato che oltre agli aspetti di continuità operativa del business e alla preoccupazione per le performance finanziarie, i Leader raccontavano il vissuto della loro azienda anche da un punto di vista emotivo.

Tuttavia entrare in tale vissuto con una narrazione specifica, che non arrivasse subito a descrivere le iniziative organizzative messe in atto, era per loro faticoso: non tanto per imbarazzo ma per una oggettiva difficoltà a parlare del mondo emotivo, come se non fossero abituati a farlo.
Abbiamo colto questa difficoltà anche attraverso l’utilizzo del lessico, che improvvisamente diventava molto generico quando si parlava di emozioni, proprie o altrui.
Ad esempio, abbiamo ascoltato alcuni intervistati parlare di “periodo difficile” (o “non facile”), o di “stress” per esprimere timore o preoccupazione o incertezza (sfumature dell’emozione primaria “paura”).

Nel mondo organizzativo non si è in effetti abituati a portare attenzione alla sfera emotiva: ne consegue una diffusa difficoltà a descrivere le emozioni se non attraverso espressioni generiche.

“non le nego che non è stato tutte rose e fiori: non ho dormito per notti …”

“da un punto di vista emotivo male, nel senso in maniera pesante, perché la sede dell’azienda è a Bergamo e purtroppo  quelloche è stato raccontato dai i vari media in realtàl’abbiamo visto in prima persona…”
“… comunque molte persone vicine a noi son state toccate direttamente dalla malattia e dalle conseguenze di quello che è successo per cui non è stato facile.”

Poiché non vengono prese in esame spesso, il rischio è che piano piano ci si dimentichi delle proprie emozioni, e di come ci possano invece aiutare ad essere più consapevoli e quindi più efficaci. La consapevolezza di sé, non a caso è alla base del costrutto dell’intelligenza emotiva, reso così celebre da Daniel Goleman.

Ciascuno stato emotivo consegna infatti dei messaggi importanti: saperli riconoscere in sé e negli altri è il primo passo per individuare l’approccio più adatto a risintonizzare l’organizzazione verso frequenze più positive e generative.

Attraverso i racconti dei Leader, abbiamo comunque notato come essi fossero sensibili a mantenere un buon clima lavorativo, perché riconosciuto come più sano e produttivo. Proprio questa attenzione al clima ovvero alla manifestazione collettiva del sentire individuale,  è un tratto di Leadership che abbiamo riscontrato come comune alle aziende intervistate.

Ricercatore: “Da cosa si capisce che c’è un clima positivo?”

Intervistato: “La  gente sorride, la gente poi si sposta, cammina, va, il linguaggio del corpo è un linguaggio non sofferente, lo vedi, io osservo questi comportamenti.
La gente appunto si confronta, ride, vuole far cose, organizza pranzi, organizza piccole cose.
Questo è la dimostrazione, diciamo al di là del contributo sul lavoro, che ti fa vedere un clima disteso no? non teso!”

Ma come mai, ad alcune persone, viene più difficile frequentare gli stati emotivi, propri e altrui?

LE CAUSE DELL’ANALFABETISMO EMOTIVO: IL FLUSSO DEL FARE DOMINA LO SPAZIO DEL SENTIRE
Il flusso del “fare”, del performare, tende a nascondere e rendere irrilevante la sfera emotiva, se non a usare le emozioni per esibirle come abito di potere (es. irritazione, ira) o bandiera aziendale (es. entusiasmo, euforia) ma svuotandole di un effettivo sentire.

Le operazioni organizzative e di business, per essere efficaci e performanti, sono infatti solitamente governate dalla ragione, dal pensiero. Ogni tanto le emozioni vere possono emergere per effetto di crisi (o successi) personali, ma solitamente vengono tenute confinate e valutate come debolezza del singolo, più che come componente naturale della nostra umanità.

In questo momento delicato, ai Leader è stato chiesto di gestire la crisi anche umanamente nelle loro organizzazioni.
Nel prossimo articolo vedremo come hanno agito per aiutare le loro persone – e di conseguenza la loro organizzazione – ad attraversare la bufera.

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