Tessera 30

Dimensione di Senso al lavoro

Nei percorsi di coaching e di formazione al management, spesso ci troviamo di fronte a delle situazioni in cui le persone sono alla ricerca di qualcosa di importante, sono alla ricerca della propria dimensione di senso. A volte si tratta di un coachee che vuole cambiare lavoro non capendo bene perché, altre volte emerge un’insoddisfazione di fondo taciuta e tenuta a bada da altre priorità e che compare all’improvviso.
Spesso, la domanda di fondo passa in primo piano emergendo attraverso un lavoro di consapevolezza.
Da qui insieme alle domande, piano piano emergono anche le risposte. “Dove sono oggi rispetto al mio senso della vita?”, “Sto facendo davvero quello che amo fare?”, ”Come potrei fare ciò che sto facendo diversamente e con più entusiasmo?”.

A volte capita che un collaboratore stia sottoperformando, sia demotivato, e nonostante sia sempre stato affidabile possa perdere di concretezza.
È la storia di Carlo (nome fittizio), un manager di una importante società di informatica, che ha notato che il su collaboratore, Mario (anche questo nome è inventato), nell’ultimo periodo era demotivato, e non stava più dando il massimo a livello di performance, era spento. Carlo però, ha notato che al suo collaboratore tornava l’energia e la passione quando doveva andare dai clienti a formarli sul funzionamento dei prodotti. Allora parlando con Mario, Mario gli confessò che era annoiato dal suo lavoro routinario, e si sentiva poco stimolato, ma trovava di nuovo stimolante i momenti in cui faceva il formatore per i clienti. Carlo ebbe un’idea geniale: costruirgli intorno una funzione di training, per farlo rinascere e responsabilizzarlo. Era una funzione che non esisteva, ma in cui Carlo vedeva del potenziale. Mario ha ripreso vita, si è riacceso, si è sentito valorizzato, mentre il suo capo ha riguadagnato una persona e l’azienda ho trovato una valida risorsa interna di formazione.

Perché una persona non ingaggiata è sprecata.

Mario ha continuato il suo percorso di crescita e la sua funzione è cresciuta negli anni.
A Carlo va riconosciuta una grande capacità di leadership, in particolare di osservazione ed ascolto empatico dell’altro. Aveva infatti notato quelle qualità, che forse a Mario stesso non erano visibili. Ha notato quando Mario riusciva a dare il meglio di sé, e ha creato un ambiente che potesse dargli un nuovo senso. Carlo è stato inoltre molto intelligente nel saper leggere il contesto organizzativo e metterlo a sistema con le esigenze dell’azienda, le esigenze del mercato e quelle di Mario.

In America lo definiscono “Sweet Spot”, in Giappone “Ikigai”, questi sono i termini con cui si definisce lo spazio psicologico della dimensione di senso di un individuo. Lo spazio dove risiede la ragione per cui vivere è situato in un punto di equilibrio tra quattro sfere:

  1. Ciò che sa fare bene;
  2. Ciò che ama fare;
  3. Ciò per cui il mondo è disposto a pagarlo;
  4. Ciò di cui il mondo ha bisogno.

Al centro di queste quattro sfere sta quella zona di benessere e di equilibro che corrisponde alla dimensione di senso a livello personale di ciascuno.

La dimensione del senso della vita è di cruciale importanza, perché una persona che non fa bene qualcosa perché odia farla non sarà mai soddisfatta al 100%, magari lo saranno gli altri, ma non lui. Lui si sentirà un po’ vuoto, un po’ come Mario.

Ecco perché è importante per le aziende dedicare attenzione a questa dimensione, che può far esprimere un potenziale inimmaginabile alle persone. Lavorare in profondità sullo “Sweet Spot” è un modo per prendere in mano il proprio sviluppo personale (e quello altrui) e trovare un driver motivazionale ed energetico di unica potenza. Un’azienda che ha lavorato sulla dimensione di senso si ritroverà con delle risorse rinnovate, con persone ingaggiate e che riusciranno ad esprimere il loro potenziale e a diffondere quel senso di benessere e soddisfazione che ne deriva in tutto l’ambiente, risultando anche generativo per il clima interno e per i rapporti interpersonali lavorativi, contribuendo a migliorare le performance personali, di team e dell’organizzazione.

Ecco perché investire sul senso delle persone è un investimento sulle performance dell’azienda.

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