Tessera 44

Una nuova saggezza manageriale

La pandemia ci costringe a riflettere sul futuro e di quanto profondo sarà l’impatto sul nostro modo di vivere, pensare, lavorare e di essere manager.

E’ quindi  possibile in questo faticoso presente pensare ad una “nuova saggezza manageriale”?

Stephen R. Covey, notissimo e stimatissimo autore di tematiche manageriali e crescita personale, parla di “persona a tutto tondo” costituita da quattro dimensioni, cuore, mente, corpo, spirito che si declinano in quattro intelligenze: mentale, fisica, emotiva e spirituale, quest’ultima intesa come  ricerca di senso e di significato delle cose e dell’agire.

Ogni dimensione è necessaria e l’una nutre l’altra. Mai come ora si rende essenziale ricalibrare il modello manageriale centrato troppo spesso su un approccio esclusivamente di performance,  verso un’integrazione armonica delle quattro sfere umane.

Esercitare il ruolo di manager assume quindi un inedito valore, quello di  alternare un comportamento razionale e mirato al risultato, con un approccio attento e rispettoso dell’aspetto esistenziale delle persone.

Quali competenze possono sostenere questa nuova postura mentale?

Pensiamo sia prezioso il recupero del concetto di sensibilità, una dote apparentemente non spendibile in termini pratici, ma di grande rilievo.

Sensibilità non è sinonimo di fragilità; anzi chi la possiede esprime spesso una visione del reale così  profonda e consapevole tanto da poter generare risposte innovative alle sfide da affrontare.

La sensibilità non è sola, altrimenti correrebbe il rischio di diventare un fattore di debolezza nella presa di decisioni e di scelta; spesso è accompagnata da altre risorse, abilità e competenze  che la sostengono così da conferire, a chi la possiede, un marcia in più, una capacità di vedere oltre.

E’ possibile chiamare questa sensibilità “saggezza “ che se applicata quotidianamente dal manager, potrebbe assicurargli una gestione equilibrata e attenta alle” persone a tutto tondo”, dando voce  anche alle loro  richieste di senso e significato?

Per nutrire questa saggezza è basilare affinare la propria  qualità comportamentale in modo che le decisioni e le azioni siano condotte in maniera autentica e sensibile considerando i probabili effetti sulle persone e sul sistema.

La scopo e la sfida della saggezza manageriale sarà, dunque, coniugare l’attenzione alla  performance con un atteggiamento di fondo di caring orientato al bene relazionale e al valore esistenziale delle persone.

Tiziano Botteri, esperto in tematiche manageriali, suggerisce alcuni esempi di saggezza comportamentale da cui trarre ispirazioni.

Ne abbiamo estrapolati alcuni:
•    Il sapere conservato per sé serve a poco
•    Bisogna ascoltare e capire ciò che non è detto
•    Il manager saggio deve trovare le vie che uniscono e scartare le vie che dividono
•    I Feedback sono sempre per costruire e non per distruggere
•    Non si cambiano gli altri attraverso il confronto, bensì attraverso i comportamenti
•    Un’impresa senza Uomini e Donne è un’impresa senz’anima

Dunque la saggezza manageriale implica sensibilità e attenzione a ciò che si è e a ciò che si fa.

Cosa facilita il manager a trovare il giusto equilibrio fra questi due aspetti?
Il nostro mestiere di coach ci suggerisce di partire sempre dalla consapevolezza di sé in relazione agli altri; per questo crediamo che il group coaching sia una preziosa “palestra di comportamenti” dove il gruppo diventa cassa di risonanza da cui poter distillare una saggezza collettiva.

“Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità di ognuno è il suo genio.”
(Charles Baudelaire)

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