Tessera 41

Lo storytelling del successo aiuta il successo

NOTA DELLA  REDAZIONE
Caro lettore del nostro blog, abbiamo esitato prima di decidere se pubblicare oggi la nostra “tessera” mensile di Mosaic. Può sembrare strano, inopportuno, in questi giorni, pubblicare qualunque testo o immagine che non riguardi l’emergenza virus. Poi, riflettendo, ci siamo resi conto che fermarsi, proteggere noi e gli altri dal contagio, non significa per forza abdicare alla riflessione, al confronto critico. Anzi, un sano cambio di argomento può alleggerire le ansie. E può anche darci stimoli e insights. Che è la ragione per cui scriviamo le “tessere”.
(12 marzo 2020)

TESSERA 41: Lo storytelling del successo aiuta il successo
Di Isabella Appolloni

In un recente percorso di coaching, ho affiancato un’imprenditrice che mi raccontava di una sua abitudine professionale: durante gli staff meeting che, con regolarità, teneva con il suo team di diretti collaboratori, dava sempre incarico a qualcuno di raccontare un caso di successo. Poteva essere un buon risultato di vendita, la gestione di un’emergenza, l’organizzazione di un evento, la coesione di un team nato su basi incerte, o una negoziazione difficile conclusasi con un buon accordo. L’importante era che avesse generato un risultato positivo per l’azienda, magari inaspettato, almeno in parte, e che avesse alimentato un senso di soddisfazione in chi ne era stato protagonista.
Il caso poteva essere personale o, preferibilmente, di team. Il secondo era preferibile perché poteva essere più facilmente condiviso, anche altre persone ne conoscevano l’evoluzione, potevano fornire dettagli e dare punti di vista diversi, per consentire un’analisi più profonda e sfaccettata.

Alla “narrazione” del caso di successo (narrazione che già di per sé aveva un’eco positiva perché consentiva di tornare sull’evento, prolungando la durata e incrementando l’intensità delle emozioni coinvolte) seguiva una sorta di analisi di ciò che aveva consentito all’evento di diventare, appunto, un successo: che cosa aveva funzionato? Quali potenzialità o talenti erano stati messi in essere dai singoli e dal team? Quali strumenti, tecniche, metodi avevano costituito solida base per l’epilogo positivo? Quali accorgimenti erano stati usati? Le domande potrebbero andare avanti all’infinito… Di fatto lo scopo era semplicemente quello di individuare quali fossero stati i fattori strategici per il successo e metterli ben a fuoco per poterli utilizzare con maggiore consapevolezza e vigore in occasioni successive.
Il risultato di questi momenti caldi degli staff meeting era, in prima analisi, una ripercussione positiva sull’autostima delle persone coinvolte e una sensazione di entusiasmo che incrementava la percezione di sé come membri di un team efficace; su tempi più lunghi, poi, consentiva una progressiva consapevolezza e sistematizzazione dei “talenti” del team.

La domanda che voglio pormi adesso è: perché tante volte ci soffermiamo ad analizzare gli insuccessi e i fallimenti, cercando di capire in dettaglio cosa abbiamo sbagliato, quali sono state le circostanze avverse o gli elementi di contorno che hanno favorito l’insuccesso e non altrettanto spesso ci soffermiamo sui successi per fare le stesse analisi al contrario? C’è forse sotto una sottile ma pertinace convinzione che gli insuccessi siano più importanti dei successi o forse portatori di maggior significato? O la percezione che è normale che le cose vadano bene, mentre se vanno male abbiamo sbagliato qualcosa ? E se così fosse, non è che le cose a volte vanno bene perché, appunto, abbiamo fatto bene qualcosa, e questo “bene” merita attenzione?

Metteva bene a fuoco questi aspetti Martin Seligman, conosciuto come il fondatore della psicologia positiva, che suggeriva alcune azioni concrete per incrementare il benessere proprio e dei contesti in cui viviamo; eccone un esempio:
1.    Porta a memoria una cosa che è andata bene e spiega i motivi per cui è accaduta;
2.    Ricorda un episodio in cui hai dato buona prova di te;
3.    Identifica quali potenzialità hai utilizzato quando hai raggiunto il successo che desideravi;
4.    Coltiva la gratitudine per le azioni positive altrui;
5.    Assapora i successi e i momenti di benessere per consolidare le emozioni positive che portano;
6.    Osserva e descrivi quali specifiche capacità hai dimostrato per ottenere il risultato a cui sei arrivato.

Sono questi alcuni degli strumenti che suggeriva per non vivere nella continua ricerca di qualcosa da colmare, ma per volgersi verso una maggiore soddisfazione e un maggior benessere. E di benessere non abbiamo bisogno solo noi, ma anche (e forse soprattutto) le aziende in cui viviamo.

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