Tessera 25

Il potere del group coaching nelle organizzazioni

Da molti anni svolgo con gioia una professione, il coach e il facilitatore, che rispecchia i miei valori e nella quale mi sento a mio agio e quindi è per me naturale scegliere di parlare di coaching.

Del coaching ormai si sa abbastanza e all’interno delle organizzazioni è divenuto uno strumento frequentemente messo al servizio di leader ,manager ed executive, di quei profili su cui si punta per svilupparne competenze e consapevolezze e allenarli ad una più efficace e consapevole gestione delle sfide che devono quotidianamente fronteggiare. Molte ore ho trascorso e trascorro affiancando queste figure in azienda.

Da alcuni anni ho avuto modo di utilizzare il coaching non soltanto in percorsi individuali ma anche in percorsi di gruppo scoprendo il potere moltiplicativo che si genera quando la metodologia del coaching si apre alla ricchezza del gruppo.

Raccogliendo negli anni i feedback dei clienti vorrei così sintetizzarne i benefici:

  • Maggiore coesione fra professionisti che, per struttura organizzativa, non collaborano e/o non si conoscono
  • Opportunità di condivisione e creazione di Best Practice
  • Maggiore condivisione di valori personali e aziendali
  • Minor senso di isolamento e sviluppo del senso di comunità all’interno dell’organizzazione
  • Creazione di una rete di confronto e supporto
  • Aumento della creatività e innovazione
  • Sviluppo dell’intelligenza emotiva
  • Maggiore efficacia nella gestione delle relazioni e dei conflitti
  • Maggiore efficacia in generale
  • Maggiore consapevolezza dell’organizzazione intesa come “One Company”

Ma come accade?

In primo luogo nel group coaching, come per il one-to-one, si crea uno spazio protetto in cui i coachee possono fermarsi, prendere le distanze dalle pressioni quotidiane e riflettere sui propri obiettivi, stabilendo priorità , ipotizzando scenari e valutando azioni e approcci da mettere in campo per poi accertarne l’efficacia una volta messi in campo.

Quando tutto questo avviene insieme a persone diverse e a volte sconosciute, che si mettono in gioco, senza giudicarsi e giudicare, allora il gruppo sviluppa energia potenziante.

Per esemplificare usiamo il modello di conversazione di coaching creato da Sir John Withmore che spiega quali sono i passaggi che consentono al coachee di scegliere il proprio obiettivo (Goal), di esaminare e chiarire il proprio scenario attuale e quello desiderato ( Reality),  di visualizzare le possibili opzioni a sua disposizione e di identificarne di nuove (Options) e di prendersi infine la responsabilità di scegliere una strategia, un’azione o un approccio per il raggiungimento del risultato desiderato (will).

Quello che nel group coaching accade è l’effetto moltiplicativo di questo processo:

Ogni partecipante al group coaching ha quindi modo di giocare contemporaneamente 4 ruoli:

  1. Coachee: che lavora sul proprio obiettivo
  2. Coachee : che indirettamente riflette e/o lavora anche sulle aree di sviluppo degli altri
  3. Osservatore: che osserva e apprende modalità, approcci, esperienze e strategie del gruppo
  4. Coach: con il Coach come modello, attraverso le domande e il feedback ai colleghi sviluppa l’approccio del coach che potrà replicare nella gestione dei propri collaboratori

Ecco come la condivisione degli obiettivi, degli approcci, delle esperienze, delle barriere, delle strategie e dei risultati crea l’effetto potenziante del group coaching.

 “Condividere conoscenza non è dare qualcosa a qualcuno o prendere qualcosa da qualcuno; questo vale solo per la condivisione di informazioni. 

La condivisione della conoscenza accade solo quando si è genuinamente interessati ad aiutarsi l’un l’altro a sviluppare nuove abilità da porre in atto; è la creazione di un processo di apprendimento.” 

(Peter Senge)

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